mercoledì 20 aprile 2011

social bookmark

Delicious, anche no. Normalmente salvo i preferiti attraverso il browser internet che utilizzo; difficilmente accedo ad internet da altri pc. O forse non ritengo indispensabile avere sempre a portata di mano i link necessari alla sopravvivenza telematica. Homebanking, med.unifi, repubblica, xl repubblica, il fatto si trovano facilmente cercandoli con Google. I social bookmark sono utili ma non indispensabili al tipo di utilizzo che per ora faccio di internet. Vedremo in seguito!

le relazioni ai tempi di facebook

Ad oggi se non sei su facebook non sei nessuno. Non sei in contatto col mondo, ti perdi gli inviti agli eventi migliori, non sai cosa farà il tuo ex-fidanzato nel week-end, non sei contro la violenza contro le donne, la pedofilia, l'omofobia, le guerre, la fame nel mondo, berlusconi. Se sei un musicista non puoi non avere Myspace, Twitter; se sei un fotografo non puoi mancare da Flickr. Insomma, se non sei perennemente connesso, non esisti. Sei all'estero? Skype, msn sono la tua soluzione; il telefono serve solo per connettersi in rete. Così succede che le persone chattano ma non parlano, si spiano ma non si guardano, si fanno gli auguri per i rispettivi compleanni ma non si salutano per strada. Bisogna dire però che le stesse persone possono con un semplice click aggiornarsi sulla situazione mondiale, avere quella libertà di informazione che purtroppo spesso viene a mancare nel nostro paese. Grazie ad internet possiamo conoscere realtà che vanno ben oltre la cellulite di Valeria Marini (vedi Studio Aperto del 4 aprile) o gli ultimi amanti di qualche velina osannata dalla televisione. La differenza è data dall'utilizzo che se ne fa: bisogna essere sempre critici riguardo gli input che riceviamo; la morte cerebrale avviene quando gli stimoli esterni vengono accolti in maniera passiva; quando leggi che è esplosa una centrale nucleare in mezzo al mare e pensi che tu non ne pagherai le conseguenze. Quando ti indigni per quello che vedi ma non fai niente per cambiare le cose. L'ossessione per la rete diviene quasi una follia di massa, tutti controllano la presenza di wireless non protette; effettuano check-in virtuali con applicazioni del telefono per far sapere "al mondo" dove si trovino ma quando vengono raggiunti appaiono quasi disturbati. Internet è il paradiso dei sociopatici! Ed il purgatorio dei comuni mortali che si salutano ancor per strada, che ti chiedono "come stai", che se non ti vedono da qualche giorno non cercano notizie sulla tua homepage ma ti chiamano. Dobbiamo rieducarci, questo è il punto. Ricordarci che la rete è solo un mezzo ma non una realtà parallela dove nasconderci e proteggerci. Ci vorrebbe una rivoluzione.

lunedì 11 aprile 2011

muore chi evita una passione

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi
chi non cambia la marca
chi non rischia e cambia colore dei vestiti
chi non parla a chi non conosce.
...
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica
chi non trova grazia in sè stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare,
chi passa i propri giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande su ciò che non conosce
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

(Pablo Neruda)

sperando serva a qualcuno

Venne un tempo in cui la Tristezza e la Cattiveria usavano dilettarsi bagnandosi in un laghetto nascosto in mezzo ad un bosco. Ridevano, scherzavano, si liberavano delle vesti ingombranti e si lasciavano cullare dall'acqua. trascorrevano interi pomeriggi in quel loro nascondiglio speciale, sempre attente a non farsi scoprire dagli abitanti del luogo. Un giorno però , mentre nuotavano udirono voci di giovani avvicinarsi sempre di più così uscirono velocemente dall'acqua senza preoccuparsi di cosa indossassero. Successe che per errore la Tristezza vestì il mantello della Cattiveria ed a quest'ultima non rimase che coprirsi con le vesti rimanenti. Per paura di essere scoperte non si incotrarono mai più in quel luogo segreto; così come il timore impedì loro di scambiarsi gli abiti. Da quel giorno avviene che dietro tanta cattiveria esiste molta tristezza e dietro molta tristezza vive molta cattiveria il tutto a causa della paura.